Secondo uno studio pubblicato su Human Nature Behaviour vi sono due fattori determinanti circa la viralità delle notizie che viaggiano sul web: il sovraccarico di informazioni di chi è connesso da un lato e la limitata capacità di attenzione, dall’ altro.
La viralità, secondo questo studio, sembrerebbe essere indipendente dalla qualità delle informazioni trasmesse: nel mercato dei media sociali si raggiunge un buon compromesso tra qualità e varietà d’informazione; ma intorno a determinati social, si è notato che le notizie i di alta e bassa qualità vengono diffuse con la stessa frequenza.
Ma esiste un modo per aumentare il potere di selettività dei social?
Sempre secondo gli autori:
-dato che i profili dei social media sono controllati dai software che ingorgano il web di una mole enorme di informazioni di bassa qualità, per manipolare l’opinione pubblica; iniziare a non abusarne potrebbe essere un primo passo verso una parziale soluzione al problema delle bufale. Quantomeno prendiamo coscienza del fatto che tutto ciò che leggiamo non deriva per forza da fonti attendibili.
Il monito riguarda soprattutto, aggiungiamo noi, le autodiagnosi. Il non poter fare a meno di cercare in internet risposte veloci ed efficaci al nostro bisogno di chiarificazione; ci mette davanti a notizie fabbricate ad arte giusto per ottenere visualizzazioni.
Se poi, aggiungiamo, il carico emotivo con cui la persona si avvicina alla ricerca sul web in determinate condizioni, i dubbi anziché mietersi aumentano a dismisura. La scorciatoia del fai da te, insomma, non è una buona idea.
La salute è certamente una delle principali preoccupazioni per un individuo, ma evitiamo di consultare solamente il Dottor Google o di attenerci ai fantomatici programmi sulla salute; anche per il solo fatto che non possono essere universalmente validi.
Di fronte all’inevitabile voglia di informazione o anche di semplice curiosità ascoltiamo, raccogliamo ma non facciamoci autodiagnosi.
L’importanza dell’anamnesi del confronto col medico resta fondamentale e il rischio potrebbe essere quello di far progredire ciò che può essere curato semplicemente, o evitare che si aggravi.
L’evidenza scientifica deve rimanere l’imperativo sia che parliamo di diagnosi, sia che parliamo di cure.
In quanto LILT non possiamo fare a meno di ricordare l’importanza della prevenzione e interrogarci sul bisogno delle persone di eliminare l’attesa, in alcuni casi, tra la visita e risultati.
Quando il percorso diagnostico è più lungo del normale, cioè non è estemporaneo, quando è necessario fare degli accertamenti strumentali e delle interpretazioni; per il medico quel lasso di tempo è prezioso e fondamentale nel consentirgli di azzerare il rischio di errore. Doveroso, quindi, prendersi tutto il tempo necessario al fine di garantire una giusta analisi.
Per il paziente invece, l’attesa può essere terribile e angosciante e quindi risulta inevitabile il bisogno di tamponare il dubbio, magari proprio navigando in Internet alla ricerca di risposte immediate.
Eliminando il tempo della risposta sembra di poter apporre le giuste pezze per sopportare l’attesa, ma non c’è niente di meglio per alimentare il malessere e l’insofferenza di risiedere in questo “limbo”.
Vi ricordiamo che presso i nostri ambulatori esiste lo sportello Oltre la Prevenzione dove potrete trovare un aiuto per stare in quel tempo.
Di come prendersi il Proprio Tempo come vera e propria arma della prevenzione, ne parleremo nel prossimo articolo.
State connessi (red).
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